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      ».
      Qu'importe! je dirai, vers Demain,
      Selon quelles caresses elle me fut amante,
      Et par quelles nuits murmurantes,
      J'ai senti sur mon front l'enfance de ses mains.
      L'uomo critico fu ed è di se stesso il carnefice. Distrutte le superstizioni, che gli erano una gioia di quiescenza, distrugge l'emotività, che è un piacere d'azione. Io rifiuto di riflettere sopra l'ultimo volume del Lombroso: quella giovane donna, assai seria, sorridente, che porta li occhiali, per quanto i suoi occhi chiari e limpidi veggano molto bene; che, affabile, si ferma e risponde a chiunque l'interroghi, e che ci viene in casa, sorridendo, a dettagliarci il cuore ed il cervello, me lo porge ora colla manina nuda ed accurata. Ma ella porta alle dita alcuni cerchietti d'oro propiziatori, ed alcuni sigilli, che riflettono le categorie aristoteliche; ed anch'io sorrido. Non per lungo torneo d'anni giovò la degenerazione al genio, il quale ripete le forme del troglodita; ma anche per la giovane signora l'apriorismo filosofico dell'idealista e la casualità nominalista d'Alberto Magno si ripetono nel jeratismo della formola. Cerchiamo tra i positivisti e troveremo i metafisici: Augusto Comte insegni.
      Del resto io non me ne intendo.
      [In «L'Italia del Popolo», a. X, n. 370, 4-5 gennaio 1902.]DAUDET FIGLIO
      Léon Daudet è il felice successore di un nome e di una ditta letteraria celebre.
      Come tale, poi che l'opera del padre lo ha già prodotto alla conoscenza del pubblico senza fatica e senza preventivo tirocinio, sfrutta il nome e la ditta, nel modo migliore per il successo del giorno, nel modo peggiore per il rispetto dovuto all'arte ed alla sua patria.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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