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      Racconto e fiaba. Padre del Regime un Barone tedesco (ciò è indispensabile) Warmeschwein, giudeo, banchiere (che si rivolga a Rothschild?). Egli dirige, muove, combina alleanze internazionali, spande come religione l'anticlericalismo, protegge la framassoneria, eccita il collettivismo e l'empietà; di sotto mano coltiva la miseria, sfrutta la fame, spreme la Francia. Senato, Camera, Presidenza non sono che un suo riflesso: ed egli è re democratico. Ridicole scene ci appresta Warmeschwein, da quando, in segno di omaggio, si fa spazzolare i pantaloni dalle speranze della democrazia, futuri e passati ministri, sin dove si presenta, vinto dalla logica del buon diritto bianco, alla sbarra di un tribunale, composto da un prete, da un capitano e da un pamphlétaire, a render conto della sua nefasta azione sociale.
      Cosí vien bandito, rinnovellando l'esito degli Ebrei, in ispolverino giallo, colore della razza, a compire il suo destino di senza patria, di eterno Aasvero.
      Ridicoli i nomi degli eroi secondarii, valletti del Re Letamaio (Turlupin, Tornecolle, Cucubre, Sapajand, Noir-Pelat) gonfi di significato rabelaisiano e bastanti, da soli, ad indicare ampiamente il loro ufficio nell'azione. Donde tolgono qualunque verosimiglianza ed efficacia al gesto di ciascuno.
      Ridicole le controversie, le scene suscitate; immonda la paura di tutti questi signori davanti ad una sollevazione di popolo incosciente e sobillato; ridicolo, in fine, questa specie di farsa medioevale, che non è racconto di vera vita in un vero paese moderno, né prosopopea di Ebrei, né esposizione di maschere, le quali abbiano una similitudine colle persone vere.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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