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      Stile sopratutto nazionale ed accurato, buona dicitura ed un manzoniano humorismo innerbano i racconti. I quali, dalla fiaba al bozzetto di genere, si rivolgono ad idealità morali od a quadretti e prosopopee di contemporanei.
      Il Panzini non è uno stanco od uno esacerbato; dalla vita non chiede quanto essa non può dare, da questa prosa di vita; si accontenta del poco: non è uno sconfortato, ma non dimentica, di tanto in tanto, la critica. Della scuola dell'autore del Demetrio Pianelli, non è mai eccessivo e tempera, del resto, l'ottimismo con buon sale determinista; onde ogni cosa vale non per se stessa, ma per i suoi rapporti. Non ci dirà cose nuove ed imprevedute, ma le dirà bene, ed è già qualche cosa; non rappresenta la letteratura ch'io amo, ma non fa della letteratura commerciale. Vi invito a leggere volontieri Divagazioni in bicicletta, e Sotto la Madonnina del Duomo, nelle quali novelle, se non trovate vivide smaglianze vi è una luce calma e diffusa che non dispiace. Cosí, nella prima, una specie di viaggio sentimentale, l'arguzia dello Sterne, per quanto annacquata, non riesce insipida; nella seconda, un racconto de' casi di un pensionato governativo, reduce, in pace, alla nativa Milano, l'osservazione è buona e non di maniera intorno ai sentimenti di chi, dopo lunga assenza ritrova la città febbrile di commercii, di godimenti, mutata nell'aspetto e nel cuore, una Milano moderna, estesa nelle fabbriche suburbane e di giorno in giorno privata dalle sue caratteristiche speciali, per livrearsi sotto l'internazionalità di tutte le grandi metropoli.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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