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      Non è dunque una novità, ma è gustosa la forma della Gyp: saprà in oltre opportunamente variarne il sapore, alla magniloquenza della Pleïade e del Grand Siècle; aggiunge romanticherie alla Madame de Staël e spolvera argot della Butte Chaumont, in segno di modernità.
      Scrive, insomma, e le faccio elogio, come il Visconte di Courpière, che vorremmo conoscere un altro giorno; e come lui, in quanto lo prende per modello ed eroe; in quanto è del suo mondo; vale a dire, in quanto è un uomo di molta religione per tradizione; patriota come il generale Gonze ed Esterhazy; sostenitore dei principi, vivendo un terzo della giornata nelle scuderie tra i grooms ed al bar, l'altro terzo tra le dame bianche, da cui si fa mantenere, l'ultimo terzo, nei Cafés-chantants, tra le cocottes di vaglia, alle quali non paga le operazioni dell'alcova, necessario per finire della giornata di un gentiluomo distinto.
      Non diversamente poteva scrivere: ed i suoi bambini Jacquette e Zouzon, se innocenti, non diversamente parlano.
      Perché, ad ultima prova della sua fecondità, la Gyp mise al mondo queste recenti creature(14) e, cosí giovani da tanta madre, eroi. Non me ne lagno. Gyp conserva se stessa ed il resto; in noi conserva l'ilarità, primissimo elemento di una buona salute. La ringrazio.
      Non desidero che sia un elegante e gustoso per prendere congedo, auguro lunga vita alla autrice anche per egoismo. Del resto ella non invecchia mai, ed ha tale belletto professionale sulle gote e cosí squisito inganno da apparire giovane, perfettamente, comunque.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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