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      Ed un figlio di droghiere, che volle lavare la macchia plebea, professando il giglio conservatore, Lebaudy, slacciava i cordoni della pingue borsa. Ed a scandere la sua classica prosa, al suono delle nacchere e dei tamburelli baschi, Tailhade, inventava le piú nobili e roventi invettive e recitava Otero in paragone: «Tanto vale una quadrantaria che una etera di costo: il giorno, in cui le cortigiane non avranno altra gerarchia tra di loro che quella instaurata dai belli occhi e dalle linee morbide ed armoniose, noi saremo guariti da una infetta malattia e ripugnante, questa, il rispetto per le prostitute».
      Yvette Guilbert la plus drôle, ci riconcilia coll'arte. Ella incute rispetto alle blatteratrici di Café chantant. Una povera malgascia, Cachucha, si rifiutò di danzare innanzi a lei: «Voi siete un'artista: moi je souis oune poutana. Les artistes n'ont que faire ou sont elles et elles ne dansent pas pour les artistes» Confessione cinica ma meritoria. Yvette Guilbert, discesa da Montmartre, richiamò l'attenzione di Edmond de Goncourt, il quale la ferma nelle sue Mémoires: mutò colore alla capigliatura, coll'ascendere la lubrica scala del teatro; ora, fiammeggiante, sotto ai lampi di rame del soffice gasco di ninfa vecelliana; inguantata di nero sino alle ascelle, ricoperto lo scheletro, un dí troppo accusato, di plastica morbidezza, dice Le Jeune homme triste - La Glu - La Partie carrée. Una volta usava il suo gesto e la sua voce per una propaganda sovversiva. Non di meno conservò sentimento e passione; e ruscello di sangue tragico e lento la sua voce canta la berceuse:


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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