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      Difatti, nell'oscuro dilemma, l'eroina del Pereat! sacrifica se stessa all'amore del marito e dei figli e si sopprime perché la morte voluta è un peccato cui la Chiesa rimette ed assolve, meglio del concubinaggio. Molti cattolici intransigenti dovrebbero leggere questa opera di cattolico, che, per essere tale, non ha abdicato al libero esame ed alla discussione delle fonti; a chi si interessa di letteratura, Péladan conserva lo stile imaginoso, serrato e lucido, l'inevitabile sfoggio di occultismo e la demonologia.
      Vi sono dei caratteri scolpiti sommariamente e perciò piú vivi. Un commerciante Dielette, che specula sul matrimonio della figlia e la pone all'incanto: un conte de Cany, ufficiale, nel quale aggruppa le tare professionali del militarismo: un gran vicario Boussagol, che esprime Roma papale ed il torturante principio d'autorità; una falsa devota, Vayot, che istruisce le grazie voluttuose della figlia e sollecita delle sue giovani nudità le pubere irritazioni della continenza maschile, pescando alle nozze proficue: Anna, la figlia, che volontieri l'ubbidisce, prestandosi, dopo, alle esposizioni callipigie delle sue forme nelle rappresentazioni di alcuni misteri satanici di provincia, eccitamento alla vecchiaia blasonata: una vecchia e macabra, de Bisse, erotomane ballerina ischeletrita, posseduta dai succubi della sua imaginazione pervertita.
      Il Péladan non si dimentica: ricorda le migliori pagine del Vice Suprème e della Imitation sentimentale, i paradossi dell'Androgyne e della Ginandre: deus ex machina, qui non piú un mago moderno, ricco di tutte le virtú e di tutte le scienze, signore della materia e del sopra sensibile, ma un filosofo neo platonico, è Salgas a discutere di teologia e di bolle pontificie meglio di un dottore della Sacra Ruota, ed ora, per l'occasione, bibliotecario a Typhonia, città virtuale del mezzogiorno di Francia, chiercuta, chiusa nelle caste, gretta di privilegi, gonfia di albagia, come la patria di Tailhade, gratificata dal poeta libertario, nelle strofe roventi del Au pays du Mufle colle piú estetiche e crudeli insolenze.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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