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      Di tanto in tanto, perché le azioni editoriali piú valgono quanto piú bassa è la produzione che le macchine tipografiche danno fuori, questi bouquets di lirica e di stile per bene vengono raccolti, disposti in bell'ordine, e, dalle vetrine, si espongono, corbeilles per le nozze di una fastosa ignoranza e di un gusto niente raffinato.
      Anche, appaiono, vecchie cocottes imbellettate, a richiamare di moine svenevoli e sentimentali, colle lustre dell'acconciatura e col lucicchio delle gemme false, il grosso provinciale che passa per la città, affaccendato alla compera dei grani e dei suini, promettendo. Ma, spesso, il provinciale, incappato nella ragna tesa, dopo l'atto ed il regalo non povero d'uso, tornando, nella mattina brumosa ai campi, va ripensando, tra il rullare e lo schiammazzare ferrato del treno, se quella Fanny di dubia stirpe nobile non valga meno della guardiana delle oche, ch'ebbe di sorpresa, sul margine, in un bel tramonto di sole.
      Comunque, Fanny, corbeilles e raccolte liriche; siano femine appassite ed avariate; siano poveri fiori di serra, educati col fomento chimico e sforzati in terreni medicati, presto caduchi; siano lamentose e compiacenti colascionate, vanno per la maggiore ed hanno un pubblico di clienti non esiguo. Necessità di cronista mi sforza, qualche volta, a trovarmi con questo; onde, per vostro amore, la penitenza che mi infliggo in tale compagnia e la noia che mi procuro eccedono: cosí vogliatemi scusare, se, per tornar me stesso, abbia bisogno di non essere in tutto compito.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





Fanny Fanny