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      Raccogliere in questa stagione tale messe è mettere in corba della fradicità: è il caso di Chiarini. - Meglio, altre, nutrite dai proficui fomenti del suolo, nell'aria benigna e costante, riscaldate dal sole propizio, rutilano di ori e di scarlatti. Molti vi tendono le mani per coglierle, sia moda di frutta ai desserts copiosi dei pranzi famigliari, sia intimo compiacimento di buon gustajo. Comunque, fanno bella mostra, nelle ceste imbottite di paglia gialla e di felci montane, nella bottega del miglior erbivendolo della città, dove la gente per bene ha cura di comperare le ghiottonerie della tavola: ed è il caso di Pastonchi e di Tumiati. - Ma, le ultime e le poche, venute fuori quando l'umore dell'albero era aspirato golosamente dalla fresca avidità delle migliori, impazienti di ben apparire, sono rimaste acerbe, verdi di buccia, o soffuse di un timido roseo, come le guancie verginali di una romantica vecchio stile, per quanto promettenti e robuste e di una vitalità non del tutto a loro concessa. Sono delle aspre ed acidule promesse sincere, non contengono preoccupazione di parata o nascosta fattura di ortolano che ad arte le rigonfia; si lasciano a fatica dispiccare dalla frasca che le rattiene. Al gusto danno se stesse senza restrizione, con mille e vaghi motivi di dolcezza e di profumi curiosi: spesso irritano le gengive od allegano ai denti. Sono freschezza e speranza: e, perché tutto il mondo oggidí aspira all'una cosa e si nutre dell'altra e per questa continua faticosamente a camminare, illudendosi il piú esperto tra i ghiottoni si serve di preferenza della acerbità.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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