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      Egli trova modo, avvocato, di difendere ad encomio colla scorta della legge scritta, non col patrocinio della equità, bianchi ed azzurri; e, perché questo sembra sempre un riconoscere libertà, per quanto la sanzione legale le permette il passo, è liberale tra gli studenti, i bonapartisti, gli affigliati della Carboneria; è repubblicano nelle Vendite; è conservatore di privilegi in faccia al clero ed alla nobiltà, che già e male sopportano le misere larghezze costituzionali largite da Carlo.
      Sciocchezze! Il figlio di Bernardo, ussero rivoluzionario del Direttorio, amico e partigiano di Moreau, rivale del Corso donde ebbe disgrazia, s'inquieta assai poco delle ragioni politiche, che avrebbero potuto rinnovare gli istituti patrii. Per lui basta che il dominio permanga alla sua classe e lo si aumenti, stabilito sulle solide basi di un codice napoleonico, propagine adattata, della romanità, al tempo presente. Forza sia alla legge; egli dice; poiché la legge fu instaurata dalla forza. E Paul Adam, avvicinando i due concetti, legge ed astuzia, forse, ha voluto farne una identità. In questo fu un critico sociale dalla sintesi profonda e convincente.
      Cosí, in Roma, davanti alla plastica severa e statica di una matrona di marmo, dal ventre opimo di fortunata genitura, nei musei capitolini, egli deificava la legge e la razza latina; cosí, nel vespero sulla città eterna, dall'orto della sua casa, egli suscitava legioni e legislatori, guidati dal porpureo Mithra, l'iddio secreto ed orientale, per cui tuttora si cospirava; il dio giovane dal berretto frigio, sacrificatore del tauro, vincitore delle barbarie.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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