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      [In «L'Italia del Popolo», a. XII, n. 1077, 23-24 dicembre 1903.]UN POETA SOVVERSIVO RINSAVITO
      Quando Gérard de Nerval elesse la morte da un legaccio di cortigiana, appiccandosi con quello alla torta colonna del talamo mediceo, unica ricchezza della sua soffitta di spiantato geniale e di scialacquatore di idee, non so chi dei due, Gautier o Baudelaire, commemorandolo, rivendicasse, pel caso, due libertà: quella di uccidersi e l'altra di contradirsi. Or io, logica ammetto la contradizione del perfezionarsi; e, per quanto stimi umana l'opposta dell'involgersi, non vorrò ritrarmi dal deplorarla. Meglio ne avrò rammarico, se mi appare una mancanza di fedeltà ai principii professati; e, se avendo incominciato per una via difficile, scarsa di risultati palesi, deserta d'ammiratori, inospite d'oasi confortatrici e pratiche, aspra di mille intrichi, sbarrata d'ostacoli, trascurata dai molti, e sembrata sciocchezza o perditempo ai critici professionali, alla prima occasione, alla prima svolta occorsa, per un'altra piú facile si immetta, sorretto dalla abiura e dalla estemporaneità delle lodi poco convinte, onde piú presto si arrivi alla rinomea.
      Colui che ciò faccia, per un fine che è di arte, erra. Erra dall'incominciare; perché, procedendo, non va verso la giovanezza: non si rinnova, non può dire come Viélé-Griffin: «oh, bellezze di ieri, o miei pensieri, ora, al giorno dopo, sciupate e stanche e rugose, lacrimate da chi vi è padre»: non può lamentare come Nietzsche: «Idee dell'altro giorno, che avete fatto, in che modo vi ho guaste, in che vi siete rimutate?


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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