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      Noi dobbiamo convenire che essi hanno moltissime ragioni per non aver tempo disponibile da dedicarci; e noi torniamo a produrre quanto essi non comprendono.
      [Da Il Verso Libero, ed. di «Poesia», s.d. ma 1908.]F. T. MARINETTI
      «Chi è costui?». Naturale e manzoniana domanda che avrà increspato le labbra, con qualche sospetto, a chi mi lesse Puff e Bluff in cui aveva atteggiato in posa elegante e sarcastica l'ultimo persifleur di D'Annunzio. «Quale la sua autorità a parlarne male, la sua ragione estetica; che ha fatto, come conosce, egli scrittore francese, la nostra letteratura?» Eccovelo senz'altro in breve.
      Vi si presenta coll'opera sua. Alto, elastico nel porgere e garbato; l'occhio fisso e chiaro che penetra e vuol legger bene dentro chi gli parla; asciutto di parole e di volto, pallido, precocemente calvo; lesto di mano e franco di generosità. Provocano sulle sue labbra, due baffetti alla d'Artagnan; quando si accende nella disputa la sua voce squilla e risuona fanfara di battaglia. Egli sa e non nasconde i suoi meriti; se li lascia vantare, perché si assodano sopra reali qualità; ha bisogno di espandersi e di comandare, di richiamar osservazioni ed occhi, critiche, e, qualche volta, malevolenze sopra di sé: si vale del meglio e del pessimo; lavora piú per accontentare la sua inquietudine estetica, che per farsi chiamare letterato dal pubblico. A questi non domanda mai che cosa voglia, qual'è il piatto del giorno che preferisce alla imbandigione; gli serve quanto cuoce la sua cucina, molto pepata, molto salata, aspra, tossico e farmaco tra le scipitezze consuete: non si meraviglia se non ne vuotano la scodella.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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