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      Sorride ed attende.
      Su di lui corre una leggenda che si riassume in tre parole: «Poeta italo-francese»: con questa etichetta, coloro che non sanno comprenderlo, schivano di studiarlo, perché lo fanno déraciné due volte. F. T. Marinetti nacque infatti in Alessandria d'Egitto da padre e madre lombardi; studiò a Parigi; si laureò in Italia, vive e scrive a Milano. Felice influsso di climi opposti lo tonificarono; l'esuberanza africana venne temperata dal buon senso latino, la spumante eleganza francese, qualche volta inutile, dalla sodezza ragionatrice cisalpina. Ma egli è nostro di spirito e di intendimento; ha scelto di esprimersi in francese, perché gli sembra mezzo piú acconcio e di piú lunga portata, perché ne sa meglio il meccanismo e lo possiede perfettamente come strumento che gli risuona senza fatica e con distinzione robusto, schietto, determinato.
      Giovanetto, in Alessandria, cominciò a mandar fuori «Le Papyrus», di cui si ricordano animose polemiche: mandò presto versi alle Riviste giovani d'avanguardia, «La Vogue» e «La Plume», quando piú intensa ferveva la mischia tra simbolisti e parnassiani; nella «Revue Blanche» ha pubblicato uno studio acuto intorno ai fatti milanesi del Maggio sciagurato ed insanguinato; iniziava dal «Grand Théatre du Gymnase» di Marsiglia la sua divulgazione poetica intorno alla plejade contemporanea, che trascorre da Baudelaire a Francis Jammes; le sue letture cordiali ed educative continua, oggi, per le Università popolari e dalla ribalta de' teatri italiani.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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