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      Non si condanni il progresso e la civiltà, grido assurdo e mentecatto, ma il modo col quale ne andiamo sfruttandone i risultati ed i benefici.
      L'Emilio(40) imposta la sua pedagogia su queste prime assise. Coi suoi quattro libri: L'Età dell'allattamento, L'Infanzia, La Fanciullezza, La Giovinezza, proclama e determina la sua teorica: Rousseau, che ha creato una nuova letteratura, iniziò la psicologia del bambino, e ne prepara le nozioni alli studi del Preyer e del Perez, del nostro Pestalozzi: accordò alla educazione, oltre che una ragione morale, anche uno scopo fisico, ed avvalorò le vaghe indicazioni di Rabelais e di Montaigne, all'antichissimo precetto della scuola salernitana: Mens sana in corpore sano. Naturalmente i preti, i bigotti, li scaccini, li impostori e ruffiani di tutte le sette avversarono il volume, anfaneggiarono contro il suo autore. La Sorbona, il rettorato di Ginevra bruciarono pubblicamente l'Emilio, ma questo veniva letto, tradotto contraffatto e contro di lui sorsero li Anti-Emilio.
      Goethe, olimpico, si chinò e lo disse Vangelo della natura della educazione; Maria Giuseppe Chénier il trageda, nell'anno III, lo istituí testo di pedagogia nelle scuole francesi. Rousseau distrusse tutte le religioni, mode e congiunture transitorie di credenze e di superstizioni: ma conservò piú lucida la Fede, la quale è uno stato d'animo permanente necessario e naturale. Abolí li Dei, ma attestò la Divinità; la quale rappresenta la costanza delle leggi e la successiva evoluzione delli organismi, cioè la Vita.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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