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      Si affidò alla popolarità del successo, senza pensare, con piú orgoglio, alla fama tra i posteri. I quali leggeranno i suoi racconti per necessità curiosa di sapere la mente, l'abito, i gesti, le foggia, l'arredo, le piccole passioni carnali ed egoiste di una piccola borghesia plutocrata e titolata in uno scorcio di regno d'Italia, mentre le grandi idealità tacevano nel borbottare della caldaia a vapore delle officine, e la folla delle piccole menzogne ufficiali ne tenevano il posto molto costituzionalmente. Contributo alla cronaca sportiva ed elegante, Gerolamo Rovetta fu giornalista col romanzo, e resocontista mondano col drama: la storia anedottica attingerà da lui preziosi elementi di vita vissuta; qualche suo imitatore troverà modo di foggiarvi sopra altri: Moglie di Molière, Principio di Secolo, Re Burlone, Romanticismo, se la violenza idealista della nostra azione gliene lascierà l'ozio ed il tempo.
      [Varazze, il 9 maggio 1910. In «La Ragione», 12 maggio 1910.]ANTONIO FOGAZZARO
      Ah, no! A me deve essere concesso, anche davanti la cosí detta, dalli altri, sacra maestà della morte, richiedere dalla mia sincerità la mia personale verità: personale in fatti, e perché darà suono discordante alle lodi, e non vorrà dimenticarsi di avere sempre discordato in vita colle opere e colla vita di chi, oggi, l'Italia ufficiale va piangendo.
      Va piangendo un breve coraggio, tra la rinuncia e l'apostasia, un grandissimo orgoglio non corretto da ragioni necessarie ad accampar giusta superbia.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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