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      Antonio Fogazzaro fu oltre la vita moderna, ai confini della ascetica, come D'Annunzio, ai confini della lussuria. Ambo sono rappresentativi di una effimera minoranza di aficionados: a loro accorrono li specialisti unilaterali, i dilettanti oziosi e disturbatori: ambo non seppero parlare in totalitŕ, perché sentirono solamente od i loro apriorismi o le loro egoistiche necessitŕ.
      Cosí, l'uno fu tradito dal raziocinare per sottigliezze, che gli fece la logica illogica; l'altro dall'iperemia sessuale, che gli trasformň l'amore in una alchimia; ambo divennero delli alessandrini; e la retorica, che male suade sempre all'inverosimiglianza per cercar d'essere piú vera, li acconciň sopra il ventre d'Italia in fermento. Li accolsero Giolitti e Luzzatti; li stranieri coll'ammirarli ci compatiscono; noi coll'onorarli ci giudichiamo. Torno a ripetere: il popolo deserta l'equivoco ed i volteggiatori del distinguo.
      La gloria si posa inlaurata sopra coloro che dissero se stessi col mondo loro contemporaneo, che soffrirono, sentirono, cantarono, predissero gioie e miserie presenti ed avvenire, su coloro, senza di cui, č vuoto nella Nazione e la Nazione deve formulare nel suo grembo perché sono il suo portavoce. Cosí, il Walt Whitman; cosí lo Swinburne; cosí Victor Hugo; cosí, Heine; cosí, Foscolo; cosí, Giosuč Carducci e Carlo Dossi. Se la Nazione crede di poterli ignorare, le necessitŕ della vita fisiologica e morale glieli riportano davanti, mezzo secolo dopo la loro morte; ma questo oblio č sicurezza di sempiternitŕ.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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