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      Pensate, tutto il mondo in uno scatolino!» - p. 48 -. Quando poi ne avrà disposto a tono e jeraticamente i personaggi, il demiurgo biondo di questa mitologia iconografica andrà a dormire angelicato. «La sua bella testa di fanciullo, fine come un cammeo, viva come un ritmo febrile, spiccherà sul bucato de' lini sotto l'imagine di San Luigi della Verginità. Egli sognerà iridi balneanti, giubilanti spiritelli...» - p. 49 -. Caro quel san Luigino! Il suo santo protettore glielo hanno scelto bene; vero è che, allora era ricciolino! Ma da qui si comprende, - dalla imagine di San Luigi Gonzaga e dal Presepio - come in definitiva, la sua tendenza lo dovrebbe tirare al San Sebastiano ed a quella prosa: In morte di due amici che sarebbe la protasi del suo proponimento ad avviarsi, verso la cinquantina, per nuovissima via; forse per quella facilissima di Molinos, gesuita, praticata del padre Gaufridi colla tessitrice di Lione alla santità. In ogni modo conservando la propria dirittura nella coerenza, il poeta abruzzese ci fa vedere che tal nacque, cosí vuol morire, cattolico, apostolico, romano.
      Ippofilia, od ippomania: saliva a cassetto «di una diligenza sgheronata che stava su l'inquadro delle ruote, come un epilettico su la barella. Gabriele era un Automedonte spietato: stringeva le redini e tirava a sé urtando nelle bocche, due ronzacchioni stracchi dimessi, che pareva volessero inginocchiarsi e inchiodarsi» - p. 43 -. Cosí, nel tempo futuro, i cavalli piú modernisti e piú bizzarri se ne sarebbero vendicati: ma, lui, il poeta, Filippo sempre.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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