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      Esso fu il prodotto necessario dell'incontro, o se meglio vi piace, dello scontro di due elementi radicalmente opposti ed apparentemente inconciliabili, la cultura della scuola e della biblioteca e il bluff». Potete anche leggere, con beneficio d'inventario, D. Besana, Sommaruga occulto e Sommaruga palese, Giovanni Bracco, Roma 1885, uscito a dispense ad invelenire contro di lui, durante il processo, pagato dai compromessi sfuggiti alla legge per magnanimità sommarughiana; e perciò libro piú tristo, per quanto interessantissimo. «In torno al processo Sommaruga - ripete lo Scarfoglio - molte cose si sono scritte anche recentemente, né generose, né vere. Esso fu una delle piú grandi infamie del nostro tempo, ed io posso, dopo tanti anni, affermare, che, se di una cosa, nella vita, porto rimorso e non so in alcun modo assolvermi, questa è, nella furia inconsapevole dell'età, l'aver contribuito alla mostruosità iniquità». La confessione fa onore ai Tartarin, ma è assai troppo postuma: Giosuè Carducci fu l'unico delli autori sommarughiani che seppe difenderlo, in Tribunale, a viso aperto; e per ciò quel sicario di letteratura Davide Besana lo andò infamando nel suo libello. Se tutti furono vili davanti all'accusa, è perché, forse, si sentivano tutti accusati, e peggio, dallo stesso Sommaruga. Tra le carte dossiane, nella cartella che si riferisce alla Desinenza in A, trovai una lettera inedita di Scarfoglio che qui faccio conoscere:
      Caro Dossi,
      «Voi mi diceste che volevate comminare a Sommaruga, per mano di usciere, l'ordine di cancellare il vostro nome dalla lista d'infamia dei suoi giornali.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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