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      Entrato nell'anno ottantadue, cominciò a provar daddovero gl'incomodi della vecchiezza, in particolare per lo tormentoso dolore cagionatogli dalla pietra, che non lo lasciava nè dormire, nè prendere riposo se non brevissimo; dal qual dolore dopo essersi unto coi miracoloso liquore di San Nicolò di Bari, vescovo di Mira, o che il santo gli intercedesse la grazia, come a buona ragione creder si può, se specialmente si considera la devozione da esso avuta per detto santo, al vivo espressa in varie composizioni da Alessandro composte in lode del medesimo, o che la pietra prendesse positura tale da non più impedirgli il passaggio delle orine, l'effetto fu che dopo l'additata unzione, mai più nei cinque mesi che di poi visse la pietra nessun dolore gli cagionò.
      Colto d'apoplessia morì con tutti i Sacramenti il 6 settembre 1714 d'anni 82, mesi cinque e giorni venti.
      Fu Alessandro, continua il figlio Francesco, di giusta statura, bianco e rosso di carnagione, di capel biondo, d'occhi assai cilestri, ma vivaci e sì perfetti che mai non ricorse agli occhiali. Ebbe proporzionatissime tutte le parti del corpo, di volto allegro e gioviale, dolce e chiara la voce e di complessione gracile anzi che no.
      Parrà forse effetto di debolezza senile e dell'infermità il ricorso del Marchetti al liquore di San Niccolò di Bari: ma è un fatto che accarezzando del continuo la sua versione di Lucrezio, dava poi in accessi di devozione e forse non finta. - Valga di prova il seguente sonetto all'Eccellenza del Sig.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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