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      Bernardo Trevisani per la sua opera dell'Immortalità dell'anima.
     
      Taccia Epicuro: entro gli umani pettiVive spirto celeste, aura vitale
      De' folli ad onta e temerari detti,
      Ond'ei tentò provarla inferma e frale.
      I dardi ch'ei scoccò di morte infetti,
      Dall'arco di sua lingua empia e brutale,
      Mercè del tuo valor giaccion negletti,
      Mio gran Bernardo, e spennacchiate han l'ale -
      Tu, sovrano dell'Adria onore e lume,
      Dell'eccelsa tua mente erger potestiDa terra al ciel le non mai stanche piume.
      Chiaro ivi le nostr'alme esser vedestiEterne e dive e in nobile volume
      Quanto a te fu palese, a noi sponesti5.
      Altra prova è la sua Ode sopra San Ranieri Pisano, il quale dopo esser vissuto molto lietamente, perdette gli occhi per piangere i suoi peccati e dopo miracolosamente gli ricuperò. Fu stimato ipocrita, così l'argomento, e per ciò invidiosamente perseguitato in Pisa e Gerusalemme; risuscitò una fanciulla; dopo la sua morte tutte le campane di Pisa da loro stesse sonarono a festa. Onde il Poeta chiude il componimento così:
     
      Ma qual di santità segno maggioreSe il suo terrestre, il suo caduco velo,
      Poichè l'anima eletta ascese al cielo,
      L'aria cosparse di soave odore:
      E se per additar l'alta vittoriaCh'ei contro il rio Satan morendo ottenne
      Gli sacrar con miracolo solenneFin gl'incensati bronzi inni di gloria?
     
      Prova meno curiosa è un'altra sua poesia di cui basta citare il titolo. "Liberata Vienna dall'assedio de' Turchi e riprese loro molte città dall'armi imperiali, polacche e venete, cacciati di Francia gli Ugonotti e riconosciuto da Giacomo secondo re d'Inghilterra per capo del Cristianesimo il Romano Pontefice, l'autore, come principe dell'Accademia dei Disuniti di Pisa, radunatala per celebrare i trionfi della fede cattolica in pace e in guerra, fece la presente introduzione.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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