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      .. Seguitò inculcando la necessità indispensabile di fuggire come mostri velenosi i libri infetti d'eresia, e dell'infame ateismo e specialmente l'empio Lucrezio traslatato per arte del Demonio in metro italiano pur troppo applaudito....
      Il dì 16 novembre 1718, segue il Nelli, fu fatto dalla Congregazione dell'Indice in Roma il decreto di proibizione del Lucrezio tradotto dal Marchetti o manoscritto o stampato, che egli si fosse, a motivo che alcuni fratelli del casato dei Legni, essendo stati processati dal tribunale dell'Inquisizione confessarono di essere divenuti atei per aver soltanto letto il Lucrezio dal signor Alessandro Marchetti tradotto.
      Gli proibirono anche la versione di Anacreonte.
     
      Critiche e raffronti.
     
      Mentre alcuni volevano bandire dal regno delle lettere la versione di Lucrezio come empia e pervertitrice, Domenico Lazzarini di Morro, secondo accenna il Nelli, lettone un quattrocento versi e non più, con dodici osservazioni tentò di annullarne il pregio e proscriverla come inesatta, e dimostrante poca conoscenza del sistema di Epicuro, scusando poi ipocritamente l'autore che l'avesse fatta mentre era assai giovane, nè maturo voluto poi rivederla per non render perfetta un'opera si perniziosa. L'erudito marchigiano, dimostrato sottilmente i difetti de' luoghi presi ad esaminare li rifece egli in versi e qui gli cadde l'ago; perchè poco rniglior saggio di sè avrebbe dato l'Algarotti, se, dopo le sue critiche del Caro, avesse preso a rifarlo. E sì ch'era uno dei più famosi versiscioltai del suo tempo.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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