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      Sol per veder con quai parole io possaPortare innanzi alla tua mente un lume
      Ond'ella vegga ogni cagione occulta.
      Or sì vano terror, sì cieche tenebreSchiarir bisogna e via cacciar dall'animo
      Non co' be' rai del sol, non già co' lucidiDardi del giorno a saettar poc'abili
      Fuorchè l'ombre notturne e i sogni pallidi,
      Ma co 'l mirar della natura e intendereL'occulte cause e la velata imagine.
      Tu, se di conseguir ciò brami, ascoltami.
      Sappi che nulla per divin volerePuò dal nulla crearsi: onde il timore
      Che quindi il cor d'ogni mortale ingombraVano è del tutto: e, se tu vedi ognora
      Formarsi molte cose in terra e 'n cieloNè d'esse intendi le cagioni, e pensi
      Per ciò che Dio le faccia, erri e deliri.
      Sia dunque mio principio il dimostrartiChe nulla mai si può crear dal nulla:
      Quindi assai meglio intenderemo il resto,
      E come possa generarsi il tuttoSenz'opra degli dèi. Or, se dal nulla
      Si creasser le cose, esse di semeNon avrian d'uopo; e si vedrian produrre
      Uomini ed animai nel sen dell'acque,
      Nel grembo della terra uccelli e pesci.
      E nel vano dell'aria armenti e greggi:
      Pe' luoghi culti e per gl'inculti il partoD'ogni fera selvaggia incerto fôra;
      Nè sempre ne darian gl'istessi fruttiGli alberi, ma diversi, anzi ciascuno
      D'ogni specie a produrgli atto sarebbePoichè come potrian da certa madre
      Nascer le cose, ove assegnati i propriSemi non fosser da natura a tutte?
      Ma or, perchè ciascuna è da principiiCerti creata, indi ha il natale ed esce
      Lieta a godere i dolci rai del giornoOv'è la sua materia e i corpi primi.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Dio