Pagina (35/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'una dall'altra si solleva, è d'uopoChe vôto resti l'interposto spazio:
      Poichè, quantunque d'ogn'intorno accorraL'aere per occuparlo, in un sol punto
      Ciò far non può, ma che riempia è forzaI luoghi più vicini e poscia gli altri.
      E, se per avventura alcun pensasseChe si distinguan l'un dall'altro i corpi
      Perchè l'aere frapposto si condensi,
      Erra; chè il vôto il qual non era innanziFassi per certo e si riempie dopo
      Benchè velocemente, in qualche tempo;
      Nè l'aere in guisa tal può condensarsi,
      Nè, quand'anco potesse, ei non potrebbeSè stesso in sè raccôrre e in un ridurre
      Senz'alcun vôto le disperse parti.
      Dunque indugia, se vuoi; forz'è ch'al fineEsser confessi tra le cose il vôto.
      Posso oltre a ciò molte ragioni addurtiNulla men concludenti, onde tu presti
      Alle parole mie fede maggiore:
      Ma tanto basti al tuo sottile ingegno,
      Per ben capir sicuramente il resto.
      Chè, se scopron sovente i bracchi al fiutoLe lepri i cervi e l'altre fere in caccia
      Pe' covili appiattate e pe' cespugliTosto c'han di lor via vestigio certo,
      Potrai ben tu per te medesmo intendereL'una cosa dall'altra e penetrare
      Per tutti i ripostigli e trarne il vero.
      Ma, se tu pigro fossi o ti scostassiDal vero alquanto, io ti prometto e giuro
      Che può la lingua in così larga venaDal ricco petto mio spargerti, o Memmo,
      Più che mèl dolce d'eloquenza un fiume;
      Ch'io temo pria non la vecchiezza infermaPer le membra serpendo il chiostro n'apra
      Di nostra vita e ne disciolga i lacci,
      Che mai tu possa d'ogni cosa a pienoDa' versi nostri ogni argomento udire.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo