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      Che di quattro principii il tutto possaGenerarsi, di fuoco, aria, acqua e terra.
      De' quali il primo Empedocle chiamossi,
      Uom greco, e che per patria ebbe Agrigento:
      Città ch'è posta entro il paese apricoDell'isola triforme intorno cinta
      Con ampii anfrati dall'Ionio mare,
      Ch'ondeggiando continuo il lido aspergeD'acque cerulee, e per angusta foce
      Rapidissimo scorre, e si divideDall'italiche spiagge i suoi confini.
      È qui Scilla e Cariddi, e qui minacciaCon orrendo fragor l'etneo gigante
      Di risvegliar gli antichi sdegni e l'onteE di nuovo eruttar dall'ampie fauci
      Contro il nemico ciel folgori ardenti.
      Oltr'a tai meraviglie, il suol benignoDi cortesia di gentilezza ornata
      Qui produce la gente; e qui cotantoD'uomini illustri e d'ogni bene abbonda,
      Che per cosa mirabile s'addita.
      Ma non sembra però che qui nascesseCosa mai più mirabil di costui,
      Nè più bella e gentil, più cara e santa.
      Se non se forse in Siracusa nacqueIl divino Archimede, e nuovamente
      Nella nobil Messina il gran Borelli
      Pien di filosofia la lingua e 'l petto,
      Pregio del mondo e mio sommo e sovrano,
      Mio maestro, anzi padre, ah! più che padre.
      Dell'eccelsa sua mente i sacri versiCantansi d'ogni intorno; e vi s'impara
      Sì dotte invenzïoni e sì preclare,
      Che credibil non par ch'egli d'umanaProgenie fosse. Ei non pertanto, e gli altri
      Che di sopra io contai di lui minoriMolto in molte lor parti; ancor che molti
      Ottimi insegnamenti, anzi diviniDal profondo del cuor quasi responsi
      Dessero altrui, molto più santi e certiDi quei ch'è fama che dal sagro lauro


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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