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      Confacevoli a lei, potette oprareSì, che l'avido mar ritorni intero
      Per l'onde che da' fiumi in copia grandeVi concorrono ognora, e che la terra
      Ristorata dal sol rinnovi i parti,
      Fertile il suol d'ogni animal fiorisca,
      E dell'etere in somma ancor che labiliVivan l'auree fiammelle: il che per certo
      Far non potrian, se la materia primaNon sorgesse per tutto e ristorasse
      Ciò che nel mondo ad or ad or vien meno.
      Poichè, qual senza pasto ogni animaleDisperde in varie parti il proprio corpo,
      Tal appunto dovrian tutte le cose,
      Se gli mancasse il consueto ciboDella materia, dissiparsi anch'elle.
      Nè colpo esterno vi sarebbe alcunoBastante a conservarle. I corpi in vero,
      Che l'urtan d'ogni intorno, assai soventePonno in parte impedirle infin che giunga
      Materia che supplisca a ciò che manca:
      Ma pur talvolta ripercossi indietroSaltano, e insieme a' primi semi danno
      Luogo e tempo alla fuga, ond'ognun d'essiSciolto da' lacci suoi ratto se 'n vola.
      Dunqu'è mestier che d'ogn'intorno germiniMolta prima materia, anzi infinita,
      Acciò restauri il tutto e l'urti e 'l cinga.
      Or sopra ogni altra cosa avverti, o Memmo,
      Di non dar fede a quel che dice alcuno;
      Cioè, ch'al centro della somma il tuttoD'andar si sforza, e che in tal guisa il mondo
      Privo è di colpi esterni, e mai non ponnoDissiparsi e fuggirsi in altro luogo
      I sommi corpi e gl'imi, avendo tuttiNatia propensïon di gire al centro
      (Se credi pur che qualche cosa possaIn sè stessa fermarsi, e che quei pesi
      Ch'or sono in terra di poggiar si sforzinoTutti per aria e poi di nuovo in terra


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo