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      Sì le picciole cose a noi dar ponnoContezza delle grandi e i lor vestigi
      Quasi additarne e la perfetta idea.
      Tieni a questo, oltr'a ciò, l'animo attento:
      Ciò è, che i corpi, che vagar tu miriEntro a' raggi del sol confusi e misti,
      Mostrano ancor che la materia primaHa moti impercettibili ed occulti.
      Chè molti quivi ne vedrai soventeCangiar viaggio, e risospinti indietro
      Or qua or là or su or giù tornareE finalmente in ogni parte. E questo
      È sol perchè i principii, i quai per sè
      Muovonsi, e quindi poi le cose piccoleE quasi accosto alla virtù de' semi,
      Dagli occulti lor colpi urtate, anch'elleno,
      Vengon commosse, ed esse stesse poiNon cessan d'agitar l'altre più grandi.
      Così dai primi corpi il moto nasce,
      E chiaro fassi a poco a poco al senso;
      Sì che si muovon quelle cose al fineChe noi per entro a' rai del sol veggiamo,
      Nè per qual causa il fanno aperto appare.
      Or che principio da natura i corpiDella prima materia abbian di moto
      Quindi imparar puoi brevemente, o Memmo.
      Pria; quando l'alba di novella luceOrna la terra e che per l'aer puro
      Vari augelli volando in dolci modiD'armonïose voci empion le selve,
      Come ratto allor soglia il sol nascenteSparger suo lume e rivestirne il mondo,
      Veggiam ch'è noto e manifesto a tutti:
      Ma quel vapor quello splendor sereno,
      Ch'ei da sè vibra, per lo spazio vôtoNon passa; ond'è costretto a gir più tardo,
      Quasi dell'aere allor l'onde percuota:
      Nè van disgiunti i corpicelli suoi,
      Ma stretti ed ammassati; onde fra loroInsieme si ritirano, e di fuori
      Han mille intoppi, in guisa tal che pure


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo