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      Vengon forzati ad allentare il corso.
      Non così fanno i genitali corpiPer lor simplicitade impenetrabili:
      Ma; quando volan per lo spazio vôto,
      Nè fuor di loro impedimento alcunoTrovan che gli trattenga, e, dai lor luoghi
      Tosto che mossi son verso una solaVerso una sola parte il volo indrizzano;
      Debbono allor viepiù veloci e snelliDe' rai del sol molto maggiore spazio
      Passar di luogo in quel medesmo tempoCh'i folgori del sol passano il cielo;
      Poscia che da consiglio o da sagaceRagione i primi semi esser non ponno
      Impediti già mai nè ritardati,
      Nè vanno ad una ad una investigandoLe cose per conoscere in che modo
      Nell'universo si produca il tutto.
      Ma sono alcuni che di questo ignari,
      Si credon che non possa la naturaDella materia per se stessa e senza
      Divin volere in così fatta guisaCon umane ragioni e moderate
      Mutare i tempi e generar le biade,
      Nè far null'altro a cui di gire incontraPersuade i mortali e gli accompagna
      Qual gran piacer che della vita è guida,
      Acciò le cose i secoli propaghinoCon veneree lusinghe e non perisca
      L'umana specie: onde, che fosse il tuttoPer opra degli dèi fatto dal nulla,
      Fingono. Ma, per quanto a me rassembraEssi in tutte le cose han travïato
      Molto dal ver: poichè, quantunque ignotiMi sian della materia i primi corpi,
      Io non per tanto d'affermare ardisco,
      Per molte e molte cause e per gli stessiMovimenti del ciel, che l'universo
      Che tanto è difettoso esser non puoteDa Dio creato: e quant'io dico, o Memmo,
      Dopo a suo luogo narrerotti a lungo.
      Or del moto vo' dir quel che mi resta.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Dio Memmo