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      O sieno ingrati a' genitor, non sonoDegni d'esporre a' dolci rai del giorno
      Delle viscere lor prole vivente.
      Dalle palme percossi in suon terribileTuonan timpani tesi e cavi cembali,
      E con rauco cantar corni minacciano,
      E la concava tibia in frigio numeroSuona e le menti altrui risveglia e stimola.
      E gli portano innanzi orrendi fulminiIn segno di furore, acciò bastevoli
      Siano a frenar con la paura gli animiIngrati della plebe e i petti perfidi,
      Di cotal dèa la maestà mostrandoli.
      Or, tosto ch'ella entro le gran cittadiVien portata, di tacita salute
      Muta arricchisce gli uomini mortali.
      Spianan tutte le vie d'argento e bronzo,
      Dan larghe offerte, e nevigando un nemboDi rose fanno alla gran madre ed anco
      De' seguaci alle turbe ombra cortese.
      Qui di frigi Coreti armata squadra
      (Sì gli chiamano i Greci) insieme a sorteSuonan catene, ed a tal suon concordi
      Muovon saltando i passi ebri di sangue;
      E percotendo con divina forzaDe' lor elmi i terribili cimieri
      Rappresentan di Creta i Coribanti,
      Che, siccome la fama al mondo suona,
      Già di Giove il vagito ivi celaro,
      Allor ch'intorno ad un fanciullo armatoMenâr gli altri fanciulli in cerchio un ballo
      Co' bronzi a tempo percotendo i bronzi,
      Acciò dal proprio genitor sentitoDivorato non fosse e trafiggesse
      Con piaga eterna della madre il petto.
      Quindi accompagnan la gran madre armati,
      O forse per mostrar che la n'avverteA difender col senno e con la spada
      La patria terra ed a portar mai sempreE decoro e presidio ai genitori.
      Le quali tutte cose, ancor che detteCon ordin vago a meraviglia e bello,


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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