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      Onde apprender si può che molto importaCome sian misti i primi semi e posti,
      E quai moti fra lor diano e ricevano;
      Poichè forman gli stessi il cielo il sole,
      Gli stessi ancor la terra i fiumi il mareGli augelli i pesci gli animai le piante;
      E, se non tutti, una gran parte almenoSon tai corpi fra lor molto simíli,
      E solo han vario e differente il sito.
      Tal, se dentro alle cose in varie guiseCangiansi de' principii i colpi i pesi
      I concorsi le vie gli spazi i gruppiGli ordini i moti le figure i siti,
      Debbon le cose varïarsi anch'elle.
      Or, mentre il vero io ti ragiono, o Memmo,
      Sta' con l'animo attento ai detti nostri,
      Perchè nuovi concetti entro all'orecchieTentan di penetrarti e nuove forme
      Di cose agli occhi tuoi se stesse svelano.
      Ma nulla è di sì facile credenza,
      Che di molto difficile non paiaAl primo tratto; e similmente nulla
      Per sì grande e mirabile s'additaMai da principio, che volgare e vile
      A poco a poco non diventi anch'egli.
      Com'il chiaro e purissimo coloreDel cielo, e quel che le vaganti e fisse
      Stelle in sè stesse d'ogn'intorno accolgono.
      E della luna or mezza or piena or scemaL'argenteo lume e i vivi rai del sole:
      Che s'or primieramente all'improvvisoRifulgessero a noi quasi ad un tratto
      Posti innanzi a' nostr'occhi, e qual potrebbeCosa mai più mirabile chiamarsi
      Di questa? o che già mai la gente innanziMen di credere osasse? quel ch'io stimo,
      A nessun più ch'a te parsa sarebbeDegna di maraviglia una tal vista:
      E pur, già sazio non che stanco ognunoDal soverchio mirar, non degna ai templi


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo