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      Entra poi in materia e si sforza di provare: 1. che l'anima è una parte reale di noi stessi, e non già un'affezione generale della macchina, un'armonia, come vollero alcuni filosofi; 2. che l'anima forma una medesima sostanza unitamente allo spirito, il quale risiede nel centro del petto, laddove l'anima è sparsa in tutto il corpo; 3. che l'una e l'altro sono corporei, sebbene constino dei più sottili atomi che siano in natura; 4. che son tutt'altro che semplici, constando di quattro principj, lo spiro, l'aria, il calorico, e un quarto (che a quanto pare non è altro che gli spiriti animali), al quale il poeta non dà nome, e ch'egli considera come l'anima della nostra anima; 5. che questi quattro principj son misti e combinati, senza poter mai agire separatamente, non essendo, a dir così, che proprietà differenti di una medesima sostanza, ma che possono signoreggiare più o meno, e che di qua origina la differenza dei caratteri; 6. Che l'anima e il corpo sono siffattamente uniti che non possono sussistere l'uno senza l'altro; ma che tuttavia non si dee credere, come opinò Democrito, che ad ogni elemento del corpo risponda un elemento dell'anima. Esposte partitamente tutte queste cose, egli viene al suo scopo, e s'industria di provare che l'anima nasce e muore contemporaneamente al corpo; dogma empio, ch'egli fonda sopra trenta prove; donde conclude che la morte non è da temere, e che gli uomini si disperano a torto d'uno stato che li rende quel che erano prima di nascere.
     
      O tu che in mezzo a così buie e dense


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Democrito