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      Agli uomini por mente e nell'avverseFortune, chi desia ch'i lor interni
      Sensi gli sian ben manifesti e conti;
      Poi ch'allor finalmente escon le vereVoci dall'imo petto, e via si toglie
      La maschera e scoperto il volto appare.
      In somma; l'avarizia e degli onoriL'ingorda brama, che i mortali sciocchi
      Sforza a passar d'ogni giustizia il segnoE d'ogn'empio misfatto anco tal volta
      I compagni i ministri, e notte e giornoDurare intollerabili fatiche
      Sol per salir delle ricchezze al sommoE potenza acquistar, scettri e corone;
      Sì fatte piaghe dell'umana vitaDal timor della morte hanno in gran parte
      Vita e sostegno. Chè la fama reaE lo scherno e 'l disprezzo e la pungente
      E sconcia povertà sembra che lungiSia dalla dolce incommutabil vita
      E che sol della morte avanti all'uscioQuasi omai si trattenga: onde i mortali
      Mentre da cieco error forzati e spintiTentan fuggirsi indarno, al civil sangue
      Corrono, e stragi accumulando a stragiRaddoppian le ricchezze, empi e crudeli
      De' fratelli e de' padri i funeraliMiran con lieto ciglio, e de' congiunti
      Di sangue odian le mense e n'han sospetto.
      Per lo stesso timor, nel modo stesso,
      L'aver questi possente avanti agli occhi,
      Quel da tutti stimato e riverito,
      D'invidia il cor gli macera e v'imprimeDesio di gloria immoderato ardente;
      Pargli che nelle tenebre e nel fangoSian convolti i lor nomi. Altri perisce
      Di folle aura di fama o d'insensateStatue invaghito. E l'odio della vita
      E del sole e del giorno appo i mortaliCol timor della morte è misto in guisa,
      Ch'ancidon sè medesmi e dentro al petto


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330