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      Già per noi s'è dimostra; o che immortaleViva, perchè dagli urti affatto esente
      Sia, come il vôto che non tócco duraNè mai soggiace alle percosse un pelo:
      O perchè intorno a lui nessuno spazioNon sia dove partirsi e dissiparsi
      Possa, come la somma delle sommeFuor di sè non ha luogo ove si fugga
      Nè corpo che l'intoppi e con profondaPiaga l'ancida, e però dura eterna.
      Ma nè, come insegnammo esser contestaL'anima può d'impenetrabil corpo,
      Chè misto è sempre infra le cose il vôto;
      Nè però, come il vôto, intatta vive;
      Poichè corpi non mancano che sórtiDall'infinito ed agitati a caso
      Possan cozzar con vïolento turbineQuesta mole di mente ed atterrarla
      E farne in altri modi orrido scempio,
      Nè del luogo l'essenza e dello spazioProfondo manca ove distrarsi e spargersi
      L'anima possa e per lo vano immensoSpinta da qualunqu'altra esterna forza
      Finalmente perir. Dunque non fiaChiusa alla mente del morir la porta.
      Chè se forse immortal credi più tostoL'anima, perchè sia ben custodita
      Dalle cose mortifere, o perchè
      Tutto quel che l'incontra in qualche modoPria che le noccia risospinto a forza
      Indietro si ritiri, o perchè nullaChe nemico le sia possa incontrarla,
      Erri lungi dal ver; poich'ella al certo,
      Oltr'al mal che patisce allor ch'infermeGiaccion le membra, è macerata spesso
      Dal pensare al futuro, onde il timoreNasce che la maltratta e le noiose
      Cure che la travagliano, e rimorsa
      È dalle colpe in gioventù commesse.
      Aggiungi in oltre il proprio suo furoreE l'oblio delle cose; aggiungi il nero
      Torrente di letargo in cui s'immerge.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330