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      Che macchinar per te, nè trovar possoCosa che più ti piaccia. Il mondo è sempre
      Lo stesso: e, se per gli anni ancor non langueIl corpo tuo, se per vecchiezza estrema
      Non hai le membra affaticate e stanche,
      Sappi che nondimen ciò che ti restaSarà sempre il medesmo, ancor che vivo
      Stessi ben mille e mill'etadi ed ancoMai per morir non fossi; - qual risposta
      Dar potrem noi, se non che la naturaGiusta lite ne muove e 'l vero espone?
      Ma chi più del dover s'ange e lamentaD'esser nato mortal, dunque a ragione
      Non fia sgridato e rampognato in voceVie più alta e severa? - Asciuga, o stolto,
      Dagli occhi il pianto, e le querele affrena. -
      E, se per troppa età vecchio e canutoAltri si duol - Tu pur godesti i premi
      Che la vita ne dà, pria che languissi.
      Ma, perchè sempre avidamente bramiD'aver quel che ti manca ed all'incontro
      Sprezzi qual cosa vil ciò che possiedi,
      Quindi avvien che imperfetta e poco grataTi rassembra la vita, e quindi, innanzi
      Che tu possa partir pieno e satolloDelle cose del mondo, all'improvviso
      Ti sovrasta la morte. Or lascia adunqueCiò che più tuo non è, benchè prodotto
      Fosse al tuo tempo; e volentier concediCh'altri possegga quel che indarno omai
      Tenti di posseder. - Giusta per certoSarebbe, al creder mio, tal causa, e giusto
      Un sì fatto rimprovero: chè sempreCedon l'antiche alle moderne cose
      Da lor cacciate a viva forza, e l'unaSi ristaura dall'altra, e nulla cade
      O nel tartaro cieco o nel profondoBaratro. Acciò ne' secoli futuri
      Gli uomini, gli animai, l'erbe e le pianteCrescan, han d'uopo di materia: e pure


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330