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      Portin sempre l'imagini il sembianteE la forma di quello ond'esse in prima
      Staccansi e per lo mezzo erran diffuse.
      E ciò quindi imparar, benchè alla grossa,
      Lice a ciascun. Pria; perchè molte coseVibran palesemente alcuni corpi
      Lungi da sè; parte vaganti e sparsi,
      Com'il fumo le querci, e le favilleIl fuoco; e parte più contesti insieme,
      Come soglion tal or l'antiche vestiSpogliarsi le cicale allor che Sirio
      Di focosi latrati il mondo avvampa,
      O quale a punto il tenero vitelloLascia del corpo la membrana esterna
      Nel presepio ove nasce, o qual deponeLubrico sdrucciolevole serpente
      La spoglia in fra le spine, onde le siepiDelle lor vesti svolazzanti adorne
      Spesso veggiamo. Or, se tai cose adunqueSi fanno, è ben credibile che debba
      Vibrar dal sommo suo qualunque corpoDi sè medesmo una sottile imago.
      Con ciò sia che già mai ragione alcunaAssegnar non si può, perchè staccarsi
      Debbiano dalle cose i detti corpiE non i più minuti e più sottili;
      Massime essendo delle cose al sommoMolti piccoli semi, i quai vibrarsi
      Ponno con lo stess'ordine che primaEbbero e conservar la stessa forma,
      E ciò tanto più ratti, quanto menoPonno i pochi impedirsi e nella fronte
      Prima hanno luogo. Con ciò sia che sempreEmergon molte cose e son vibrate
      Non pur dai cupi penetrali interni,
      Com'io già dissi; ma sovente ancoraIl medesmo color diffuso intorno
      È dal sommo de' corpi. E l'auree veleE le purpuree e le sanguigne spesso
      Ciò fanno allor che ne' teatri augustiSon tese e sventolando in su l'antenne
      Ondeggian fra le travi: ivi 'l consesso


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Sirio