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      Ma prima d'entrare in materia, gli è forza porre in sodo contro certi filosofi, a capo de' quali è Aristotile, che il mondo ha avuto un principio, e che avrà una fine. A provare questa verità, comincia dal combattere tre opinioni contrarie alla sua dottrina; la prima che i corpi celesti e la stessa terra sono altrettante divinità; la seconda che il nostro mondo essendo il soggiorno degli Dei, dev'essere indistruttibile; la terza che questo stesso mondo dee sussistere eternamente, perchè è l'opera della medesima divinità. Dopo avere così cercato di abbattere i sistemi de' suoi avversari, si sforza di mettere in sodo il proprio; e di provare che il nostro mondo ha avuto un principio ed avrà una fine: 1. perchè la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria, che comunemente si chiamano elementi, sono sottoposti ad alterazioni e vicissitudini continue; 2. perchè i corpi stessi che ci paiono i più solidi, s'esauriscono a lungo andare, e cadono in rovina; 3. perchè v'ha un gran numero di cause, così interne come esterne, che lavorano del continuo alla distruzione del mondo; 4. perchè l'origine delle arti e delle scienze non data da tempo troppo remoto; 5. finalmente, perchè la discordia che regna tra gli elementi nemici, come il fuoco e l'acqua, non può aver termine che con la rovina totale del mondo; gl'incendj, le inondazioni, i diluvj, i terremoti, sono, a dir così, malattie del globo che ci avvertono che è mortale.
      Posti così questi preliminari, il poeta entra in materia, e spiega la formazione del mondo per mezzo del concorso fortuito degli atomi.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Aristotile