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      Ma gli uomini, che si rammentavano esser tutti fratelli, tutti figli della stessa madre, uccisero i loro tiranni, e vissero gran tempo nell'anarchia, della quale sentirono finalmente gli svantaggi; si crearono dunque allora de' magistrati, si fecero delle leggi alle quali fu convenuto di sottoporsi. Presto la religione venne anch'essa a puntellare l'autorità; l'idea degli Dei, nasce, secondo Lucrezio, da simulacri illusorj, che apparivano la notte, e a cui la paura diede essere reale. Il rumore del tuono, gli effetti del fulmine, i terremoti, le inondazioni gelarono di spavento tutti i cuori; si rizzarono altari; gli uomini si prostrarono a terra; s'instituirono quelle cerimonie religiose che sussistono ancora al dì d'oggi e che sussisteranno sempre.
      Tuttavia le arti si arricchivano tutti i giorni per nuove scoperte. Grandi incendj, eccitati nelle foreste, diedero occasione alla fusione dei metalli, che l'uomo trovò nel grembo della terra, e de' quali si fece instrumenti ed armi; le guerre diventarono allora più sanguinose, e per sopraggiunta d'orrore si fecero combattere negli eserciti gli animali più feroci. L'uomo si perfezionava così nelle arti utili, come nelle arti di distruzione. I drappi sottentrarono alle spoglie delle bestie: l'agricoltura divenne scienza; finalmente la musica, l'astronomia, la navigazione, l'architettura, la giurisprudenza, la poesia, la pittura, la scultura, furono i frutti d'un lavoro ostinato suggerito dal bisogno e diretto dall'esperienza.
     
      Chi mi darà la voce e le parole


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Lucrezio