Pagina (197/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Acciò tu forse non pensassi, o Memmo,
      Che tai cose per sè libere e sciolteVadano ogn'or per lo gran vano errando
      Spontaneamente in fra la terra e 'l cieloPer dar vita alle piante al grano all'erbe
      Agli uomini alle fere, e non pensassiChe nulla mai ne si raggiri intorno
      Per opra degli dèi. Poichè; quantunqueGià sappia alcun ch'imperturbabil sempre
      E tranquilla e sicura i santi numiMenin l'etade in ciel; se non di meno
      Meraviglia e stupor l'animo intantoGl'ingombra onde ciò sia che possan tutte
      Generarsi le cose e spezialmenteQuelle che sopra 'l capo altri vagheggia
      Ne' gran campi dell'etra; ei nell'anticheReligïon cade di nuovo, e piglia
      Per sè stesso a sè stesso aspri tiranniChe 'l miser crede onnipotenti, ignaro
      Di ciò che puote e che non puote al mondoProdursi e come finalmente il tutto
      Ha poter limitato e termin certo.
      Nel resto; acciò ch'io non ti tenga a badaPur fra tante promesse; or via contempla
      Primieramente il mar la terra il cielo.
      La loro essenza triplicata, i loroTre corpi, o Memmo, tre sì varie forme,
      Tre sì fatte testure, un giorno soloDissolverà; nè, se mill'anni e mille
      Si resse, eterna durerà, ma tuttaLa gran macchina eccelsa al fin cadrà.
      E so ben io quant'impensata e nuovaCosa e stupenda è per parerti, o Memmo,
      La futura del mondo alta ruina,
      E quanto il ciò provar con argomentiSia difficile impresa; a punto come
      Succede allor che inusitate e straneCose appòrti all'orecchie, che negato
      T'è non per tanto il sottoporle al sensoDegli occhi e delle mani, onde munita
      S'apre il varco la fede e può secure


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo Memmo Memmo