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      Dir ch'allor da per tutto arene d'oroVolgean sott'acqua i fiumi, e che di gemme
      Fiorían i boschi, e che ne' membri ogni uomoSė grand'impeto avea che 'l mar d'un salto
      Varcava e con le mani a sč d'intornoTutto volgea rapidamente il cielo.
      Poichč l'essere stati in terra sparsiMolti semi di cose, allor che in prima
      Largamente il terren ne diede i variGermi degli animai, punto non prova
      Che potesser fra lor misti e confusiNascer uomini e belve, armenti e greggi:
      Con ciō sia che, quantunque il suolo abbondiD'erbe anco adesso e d'alberi fronzuti
      E di biade e di frutti, essi non pônnoGerminar non per tanto insieme avvinti:
      Tal fermo e fisso in suo costume il tuttoProcede e le dovute differenze
      Per certa legge di natura osserva.
      Nascean gli uomini allor per le campagneTutti, qual convenia, molto pių rozzi
      Poichč la rozza terra avean per madre,
      E dentro di maggiori e di pių saldeOssa fondati, e di pių forti nervi
      Stabiliti ed acconci; e nulla o pocoO da caldo o da freddo o da stranieri
      Climi o da nuovi cibi erano offesi,
      Nč del corpo patian difetto alcuno.
      E molti errando delle fere in guisa,
      Per pių nel ciel del sol lustri volantiTraean lor vita. E non vi avea per anco
      Chi con braccio robusto al curvo aratroDesse regola e norma, e le campagne
      Or con zappe or con rastri or con bidentiCulte e molli rendesse, e propagasse
      I novelli virgulti o dall'eccelsePiante troncasse i folti antiqui rami.
      Quel ch'il sole o la pioggia o 'l suol fecondoProducea per sč stesso i petti umani
      Sazïava abbastanza: e grato e dolce


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330