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      Ciascuno, e a quel ritorna assai soventeOnde gią si partķo: nč facil cosa
      Č che placida vita e senza guerraViva chi della pace i comun patti
      Vļola con l'opre sue; poichč, quantunqueEgli i numi immortali e l'uman germe
      Possa ingannar, creder non dee per questoCh'ogn'or star deggia il maleficio occulto;
      Poichč, parlando in sogno o vaneggiandoEgri, molto sovente i lor misfatti,
      Gią gran tempo a ciascun celati indarnoPropalār per sč stessi e ne pagaro,
      Quando men se 'l credeano, acerbo fio.
      Or; come degli dči fra numeroseGenti la maestą si divolgasse,
      Come d'altari ogni cittą s'empiesse,
      Come solenni sagrifici e pompeFosser prima introdotte, ond'anc'adesso
      Negli affari importanti e ne' sacratiLuoghi fioriscon venerande in guisa
      E tal danno a' mortali alto spaventoChe gią del terren globo in ogni parte
      A drizzar nuovi templi a' sommi dčiNe sforza e a celebrar ne' dģ solenni;
      Non č molto difficile a sapersi.
      Poscia che sin d'allor solean le genti,
      D'animo ancor ben deste e vie pił in sogno,
      Faccie egregie veder d'uomini eccelsiE corpi d'ammirabile grandezza.
      E, perch'essi apparian di mover l'alteLor membra e di vibrar voci superbe,
      Come d'aspetto maestosi e d'ampieForze, gli dieder senso; e non mortale
      Vita gli attribuīr, perch'i lor voltiEran sempre i medesmi e la lor forma
      Durava e dura veramente eterna;
      Nč punto a caso immaginār che vintiEsser non potean mai da forza alcuna
      Quei che di sģ gran forza eran dotati.
      E in oltre s'avvisār che di fortunaSuperasser d'assai tutti i mortali,
      Perchč mai della morte il rio timore


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330