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      Già sappia alcun, ch'imperturbabil sempreE tranquilla e sicura i santi numi
      Menan l'etade in ciel; se non di menoMeraviglia e stupor l'animo intanto
      Gl'ingombra, onde ciò sia che possan tutteGenerarsi le cose e specialmente
      Quelle che sovra 'l capo altri vagheggiaNe' gran campi dell'etra; ei nell'antiche
      Religïon cade di nuovo, e pigliaPer sè stesso a sè stesso aspri tiranni
      Che 'l miser crede onnipotenti; ignaroDi ciò che possa e che non possa al mondo
      Prodursi, e come finalmente il tuttoHa poter limitato e termin certo;
      Ond'errante vie più dal ver si scosta.
      Che se tu dalla mente omai non cacciUn sì folle pensiero e no 'l rispingi
      Lungi da te, de' sommi dèi credendoTai cose indegne ed alïene affatto
      Dall'eterna lor pace; ah! che de' santiNumi la maestà limata e rósa
      Da te medesmo a te medesmo innanziFarassi ogn'or; non perchè possa il sommo
      Lor vigore oltraggiarsi, ond'infiammatiDi sdegno abbian desio d'aspre vendette;
      Ma sol perchè tu stesso a te propostoAvrai ch'essi pacifici e quïeti
      Volgan d'ire crudeli orridi flutti;
      Nè con placido cor visiteraiI templi degli dèi, nè con tranquilla
      Pace d'alma potrai de' santi corpiL'immagini adorar ch'in varie guise
      Son messi all'uom delle divine forme.
      Quindi lice imparar quanto angosciosaVita omai ne consegua. Ond'io, che nulla
      Più desio che scacciar da' petti umaniOgni noia ogni affanno ogni cordoglio,
      Ben che molto abbia detto, ei pur mi restaMolto da dir, che di politi versi
      D'uopo è ch'io fregi. Or fa mestiero, o Memmo,
      Ch'io di ciò che negli alti aerei campi


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Memmo