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      Notte le vie vegghiam seccarsi e 'l molleFango apprendersi tutto in dure croste.
      In oltre: io sopra t'insegnai che moltoErgon anche d'umor l'aeree nubi
      Da lor del vasto pelago concettoE di tutto quest'ampio orbe terrestre
      Spargonlo in ogni parte allor ch'in terraPiove e che seco il vento i nembi porta.
      Al fin: perchè la terra è di sostanzaPorosa e cinge d'ogn'intorno il mare
      Indissolubilmente a lui congiunta,
      Dêe, sì come l'umor da terra scendeNel mar, così dalle sals'onde in terra
      Penetrar similmente e raddolcirsi:
      Perch'egli a tutt'i sotterranei chiostriVien largamente compartito, e quivi
      Lascia il salso veleno, e di nuov'ancoSorge in più luoghi e tutto al fin s'aduna
      De' fiumi al capo, e 'n bella schiera e dolceScorre sopra il terren per quella stessa
      Via che per sè medesma aprirsi in primaPoteo col molle piè l'onda stillante.
      Or, qual sia la cagion che dalle fauciD'Etna spirin tal or con sì gran turbo
      Fuochi e fiamme, io dirò: che già non sorseQuesta di tetro ardor procella orrenda
      Di mezzo a qualche strage, e le campagneDi Sicilia inondando i convicini
      Popoli sbigottiti a sè converse,
      Quando, tutti del ciel veggendo i templiFumidi scintillar, s'empíano il petto
      D'una cura sollecita e d'un fissoPensiero, onde temean ciò che natura
      Macchinasse di nuovo a' danni nostri.
      Dunque in cose siffatte a te convieneFissar gli occhi altamente, e d'ogn'intorno
      Estender lungi in ampio giro il guardo;
      Onde poi ti sovvenga esser profondaLa somma delle cose, e vegga quale
      Picciolissima parte è d'essa un cielo,
      E qual di tutto il terren globo un uomo.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Etna Sicilia