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      Somma d'ogni altra somma un punto un nulla.
      Or, come dalle vaste etnee fornaciD'improvviso irritata in aria spiri
      Non di men quella fiamma, io vo' narrarti.
      Pria: tutto è pien di sotterranei e caviAntri sassosi il monte: e in ognun d'essi
      Chiuso senz'alcun dubbio è vento ed aria;
      Chè nasce il vento ov'agitata è l'aria.
      Questo; poi ch'infiammossi, e tutto intornoOvunqu'ei tocca, infurïato i sassi
      Scalda e la terra, e con veloci fiammeNe scuote il caldo foco; ergesi in alto
      Rapido, e quindi fuor scaccia dal centroPer le rette sue fauci e lungi sparge
      L'incendioso ardore, e vie più lungiSeco ne porta le faville e volge
      Fra caligine densa il cieco fumo,
      E pietre insieme di mirabil pesoLancia; sì che dubbiar non dèi che questo
      Non sia di vento impetuoso un soffio.
      In oltre: il mar della montagna all'imeRadici i flutti suoi frange in gran parte
      E 'l bollor ne risorbe. Or fin da questoMar per vie sotterranee all'alte fauci
      Del monte arrivan gli antri. Indi è mestieroDir che l'acque penètrino, e ch'insieme
      S'avvolgan tutte in chiuso luogo e fuoriSpirino, e quindi a forza ergan le fiamme
      E lancin sassi in alto e sin dal fondoAlzin nembi d'arena. In simil guisa
      Son dall'alta montagna al sommo giogoAmpie cratère, orribili spiragli:
      Così pria nominâr l'atre fessureChe fûr da noi fauci chiamate e bocche.
      Con ciò sia che nel mondo alcune coseTrovansi, delle quali addur non basta
      Una sola cagion ma molte, ond'unaNon di men sia la vera (in quella stessa
      Guisa che, se da lungi un corpo esangueScorgi d'un uom, che tu n'adduca è forza


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330