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      Qual sovente anch'il gel che in sè contieneLascia e 'l ghiaccio dissolve e i nodi allenta.
      Freddo ancora è quel fonte, ove posataLa stoppa, in un balen concetto il foco,
      Vibra splendide fiamme a sè d'intorno,
      E le pingui facelle anch'esse acceseDalla stessa cagion per l'onde a nuoto
      Corron dovunque le sospinge il vento.
      Perchè nell'acque sue molti principiiSon certamente di vapore, e forza
      È che da quella terra in sin dal fondoSorgan per tutto il fonte e spirin fuori
      Nell'aure uscendo delle fiamme i semi;
      Non sì vivi però, che riscaldarePossan nel moto lor l'acque del fonte.
      In oltre: un cotal impeto gli astringeSparsi a salir rapidamente in aria
      Per l'acque e quivi unirsi. In quella stessaGuisa che d'acqua dolce in mare un fonte
      Spira, che scaturisce e a sè d'intornoLe salse onde rimuove. Anzi; in molt'altri
      Paesi il vasto pelago opportunoAi nocchier sitibondi util comparte,
      Dolci dal salso gorgo acque esalando.
      Tal dunque uscir da quella fonte ponnoQue' semi e insinuarsi entro alla stoppa;
      Ove poi che s'uniscono e nel legnoPenetran delle faci, agevolmente
      Ardon, perchè le faci anco e la stoppaMolti semi di fuoco in sè nascondono.
      Forse non vedi tu che, se a' notturniLumi di fresco spenta una lucerna
      S'accosta, ella in un súbito s'accendePria che giunga alla fiamma? E nella stessa
      Guisa arder soglion le facelle; e molteCose, oltre a ciò, dal vapor caldo a pena
      Tocche, pria da lontan splendono acceseChe l'empia il foco da vicino. Or questo
      Stesso creder si dee che in quella fonteAnco all'aride faci accader possa.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330