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      Corpi; poich'agitati esternamenteSon da' colpi continui e per sè stessi
      Forza non han da sormontar nell'aure.
      S'arroge a ciò, per aiutarne il moto,
      Che, tosto che da fronte al detto anelloL'aer più grave è divenuto e 'l luogo
      Più vacuo, incontinente avvien che l'ariaChe dietro gli è quasi 'l promuova e spinga
      Da tergo innanzi; poichè l'aer sempreTutto ciò che circonda intorno sferza.
      Ma spinge il ferro allor, perchè lo spazioVôto è dall'un de' lati e può capirlo.
      Questo, poi che del ferro alle minuteParti s'è sottilmente insinuato,
      Pe' suoi spessi meati innanzi 'l caccia,
      Quasi vela e navilio ala di vento.
      Al fin: tutte le cose entro il lor corpo,
      Con ciò sia che 'l lor corpo è sempre raro,
      Dènno aver d'aria qualche parte; e l'ariaTutte l'abbraccia d'ogn'intorno e cinge.
      Quindi è che l'aria che nel ferro è chiusaCon sollecito moto esternamente
      È mai sempre agitata; e però sferzaDentro e muove l'anello, e vêr la stessa
      Parte ove già precipitò una voltaE nel van, presa forza, indrizza il corso.
      Si scosta ancor dal detto sasso e fuggeTal volta il ferro, et a vicenda amico
      Il segue e le s'appressa. Io stesso ho vistoEntro a' vasi di rame a' quai supposta
      Sia calamita saltellar gli anelliDi Samotracia e i piccioli ramenti
      Di ferro in un con essi ir furïando:
      Sì par che di fuggir da questa pietraGoda il ferro et esulti, ove interposto
      Sia rame. E nasce allor discordia tanta,
      Perchè, poi che nel ferro entra e l'aperteVie del rame il fervor tutte interchiude,
      Indi a lui l'ondeggiar segue del sasso,
      E, trovando già pieno ogni meato


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Samotracia