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      Del ferro, omai non ha, com'avea innanzi,
      Luogo ond'oltra varcar: dunque costrettoVien nel moto ad urtar spesso e percuotere
      Nelle ferree testure; e in simil guisaLungi da sè le spinge, e per lo rame
      L'agita; e senza quel poi le risorbe.
      Nè qui vogl'io che meraviglia alcunaTu prenda, che 'l fervor che sempre esala
      Fuor di tal pietra a discacciar bastanteNon sia nel modo stesso anco altri corpi.
      Poichè nel pondo lor parte affidatiRestano immoti, e tal è l'oro; e parte,
      Perchè raro hanno il corpo e passa intattoIl magnetico flutto, in alcun luogo
      Scacciati esser non ponno, e di tal sortePar che sia 'l legno. Or la natura adunque
      Del ferro in mezzo posta, allor che l'ariaCerti minimi corpi in sè riceve,
      Spinta è da' fiumi del magnesio sasso.
      Nè tai cose però sono alïeneDall'altre in guisa tal, ch'io non ne possa
      Molte contar ch'unitamente insiemeSi congiungono anch'esse. In prima io veggio
      Con la sola calcina agglutinarsiLe pietre e i sassi. Si congiunge insieme
      Con la colla di toro il legno in guisaChe l'interne sue vene assai più spesso
      Soglion di propria imperfezione aprirsiChe di punto allentar le commessure
      I taurini lacci abbian possanza.
      Con l'umor delle fonti il dolce succoDel vin si mesce: il che non può la grave
      Pece e l'olio leggier; ma piomba al fondoQuella delle chiar'acque, e vi sormonta
      Questo e galleggia. Il porporin coloreDell'eritree conchiglie anch'ei sommerso
      Cade: e pur questo stesso unqua non puoteDall'amica sua lana esser disgiunto;
      Non, se tu, per ridurla al suo natioCandor, col flutto di Nettuno ogni arte


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Nettuno