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      Lor morti, dalle lagrime e dal piantoTornavan stanchi a' loro alberghi: in letto
      Quindi giacea la maggior parte oppressaDa mestizia e dolor. Nè si potea
      Trovare in tempo tale un che non fosseInfermo o morto o in grave angoscia e in pianto.
      In oltre; ogni pastore ogni guardianoD'armenti e già con essi egri languieno
      I nervuti bifolchi; e, nell'angusteLor capanne stivati e dall'orrenda
      Mendicità più che dal morbo oppressi,
      S'arrendean alla morte. Ivi mirarsiPotean su i figli estinti i genitori
      Cader privi di vita, ed all'incontroSpesso de' cari pegni i corpi lassi
      Sovra i padri e le madri esalar l'alma.
      Nè di sì grave mal picciola parteConcorse allor dalle vicine ville
      Nella città: quivi il portò la copiaDe' languidi villan, che vi convenne
      D'ogni parte appestata. Era già pienoOgni luogo ogni albergo: onde, angustiati
      Da sì fatte strettezze, ognor più crudaLa morte allor gli accumulava a monti.
      Molti, da grave insopportabil seteAspramente abbattuti, il proprio corpo
      Gían voltolando per le strade; e giuntiAlle bramate silani, ivi distesi
      Giaceansi in abbandono, e con ingordeBrame nel dolce umor bevean la morte.
      E molte anco, oltr'a ciò, veduto avrestiPer le pubbliche vie miseramente
      D'ogn'intorno perir languide membraD'uomini semivivi, orride e sozze
      Di funesto squallore, e ricoperteDi vilissimi stracci, immonde e brutte
      D'ogni lordura, e con l'arsiccia pelleSecca su le nud'ossa e quasi affatto
      Nelle sordide piaghe omai sepolta.
      Tutti al fin degli dèi gli eccelsi templiEran pieni di morti, e d'ogn'intorno


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330