Pagina (307/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma Lucrezio stimava di certo che la poesia è legittima, quando si fa servire all'epicureismo, e ch'è lecito secondo egli dice, di aspergere di miele l'orlo del vaso che contiene il vero:
      Musæo contingens cuncta lepore.
      Così tra noi certe sette religiose, dannano la forma del romanzo, ma la giudicano ottima, quando un autore se ne serve per ornare e propagare le loro proprie dottrine.
      La fisica epicurea, nel complesso, non è migliore ne peggiore della fisica delle altre scuole dell'antichità. Gli antichi, come è noto, non osservavano gran fatto la natura, ed ancor meno facevano esperienze, e soprattutto seguivano un metodo che quasi sempre li dilungava necessariamente dal vero. In cambio di studiare gli effetti per rintracciarne di poi le cause, cominciavano con l'ammettere certi principj i quali dovevano bastare alla spiegazione di tutta la natura. Innanzi tratto imaginavano le cause, e quando credevano averle scoperte, se ne servivano per ispiegare i fenomeni. Similmente nel sistema di Epicuro tutto dipende dallo scontro fortuito degli atomi, le cui diverse combinazioni producono il cielo, la terra, gli uomini, il corpo e l'anima. Tutta la natura è una serie di conseguenze che il filosofo trae da un primo principio adottato da lui. Pertanto nel Poema della natura v'ha una quantità d'ipotesi ardite più o meno felici, delle quali alcune sono profonde verità, altri errori fanciulleschi, che è bene indicare con esempj.
      Questo miscuglio di errori grossolani e d'ipotesi plausibili ha dato motivo a giudizi o troppo severi o troppo indulgenti intorno alla scienza del poema.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Lucrezio Epicuro Poema