Pagina (309/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Io non mi diffonderò sopra certi errori che son grandi teoriche assai dubbie, sempre confutate, ma pur sempre sostenute in alcune scuole da grandi intelletti. Quando, per atto d'esempio, Lucrezio nega le cause finali, egli, al mio parere, s'inganna, ma tocca un problema difficile, che può ricevere soluzioni diverse, senza che il diffinitore pro o contro ne venga in deriso. L'opinione del poeta, rigettata dal senso comune, torna di tratto in tratto, sotto nuovi aspetti, nella scienza più seria. È rabbracciata nel secolo XVIII, e trova tanto favore, che chi non l'accetta passa per un dappoco. Voltaire, il cui buon senso sapeva resistere anche a' suoi amici, far fronte ai loro motteggi e rifiutare la loro parola d'ordine, diceva ironicamente "Io rimango cause-finalier, vale a dire un imbecille... Affermare che l'occhio non è fatto per vedere, nè l'orecchio per udire, nè lo stomaco per digerire non è ella la più enorme assurdità, la più intollerabil follia che sia mai caduta in mente umana? Per quanto io sia disposto al dubbio, questa demenza mi pare evidente, e lo dico12." Il Voltaire allude. qui direttamente a Lucrezio, il cui sistema è questo: "Noi non abbiamo avuto le gambe per camminare, ma camminiamo perchè abbiamo le gambe; i filosofi hanno capovolto l'ordine rispettivo degli effetti e delle cause." La teorica di Epicuro celebrata dal d'Holbach, abbandonata al principio del nostro secolo, confutata da Bernardino di Saint-Pierre, con un sapere più minuto che potente, è novellamente rimessa oggi in campo in libri di cui gli scienziati fan caso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





Lucrezio Il Voltaire Lucrezio Epicuro Holbach Bernardino Saint-Pierre