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      Come l'uomo è apparso in questo inondo; di dove è uscito? dalla terra, dall'acqua, dal fuoco, dal loto fazionato da Prometeo, o dalle mani di Deucalione? Qui la scienza non è più sapiente che la favola, e le spiegazioni fisiche date dalle diverse scuole antiche sono quasi tutte così ingenue che non occorre discuterle. In simili problemi è lecito alla filosofia di errare15.
      Io trapasso pure con molte altre ipotesi quella dei Simulacri, con la quale Lucrezio spiega l'origine delle nostre idee, la percezione esterna e la visione. Dai corpi, egli dice, escono lievi membrane che entrano ne' nostri occhi e rappresentano l'oggetto. Questa teorica, che al dì d'oggi ci pare assai bizzarra, regnò nelle scuole. Gassendi non fa difficoltà di ammetterla. D'altra parte codeste son questioni di pura fisica16.
      Senza insistere in questi difficili problemi, da cui la scienza non seppe mai bene estricarsi, stiamo contenti a più modesti riflessi e citiamo alcuni esempi di Lucrezio in cui spicca il cattivo metodo della fisica antica. Il poeta suol dare di alcuni fenomeni naturali una spiegazione arbitraria; senza alcun fondamento, con una serenità ed una sicurtà che fanno sorridere. Volendo, per atto d'esempio, indicare le cause del sonno, comincia dal pregare il lettore di star bene attento, e in versi sonori annunzia questo vero: "Il sonno nasce in noi, quando l'anima si decompone nella macchina, ed una delle sue parti è cacciata fuori, mentre l'altra si raccoglie, più strettamente nell'interno del corpo17." Molti ragionamenti della fisica antica richiamano alla mente la scienza medica di certi personaggi di Molière.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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