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      Talora Lucrezio si affanna a spiegare fatti che non esistono. La fisica antica non badava molto ad avverare i fatti prima di ricercarne le cause, e sovente esponeva dottamente le cagioni d'un fenomeno prima d'essersi accertata che realmente fosse. È l'eterna storia del dente d'oro sì argutamente narrataci dal Fontenelle18. Lucrezio c'insegua perchè il leone trema e fugge alla vista del gallo. La causa, egli dice, è che dal corpo dell'uccello escono atomi che pungono e feriscono la pupilla del leone e che abbattono il suo coraggio19. Le ragioni date dal poeta son facetamente precise. Non manca niente alla spiegazione se non che il fatto sussista. Per altro era creduto da tutta l'antichità. Plinio il vecchio, il naturalista; lo credeva con gli altri tutti, e a nessun fisico venne mai in mente di provar se era vero. Avrebbero risparmiato molte false ragioni se avessero fatto come Cuvier, il quale, se ben ricordo, per curiosità mise un gallo nella gabbia d'un leone. Il re degli animali, non che ne tremasse, corse assai lietamente addosso al suo preteso spauracchio e se lo mangiò.
      È inutile moltiplicar questi esempj, perchè le ipotesi fantastiche, il non osservare, son difetti della fisica di tutte le scuole antiche. V'ha un'altra specie d'errori meno perdonabili, più propri della scuola d'Epicuro, pe' quali gli si nega con ragione lo spirito scientifico. Intendo degli errori astronomici. E pure l'astronomia. era già molto innanzi. Del cielo e del moto degli astri si avevano cognizioni precise o almeno opinioni assai plausibili.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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