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      Adunque Epicuro non è un filosofo fisico, sebbene la sua dottrina si fondi sulla fisica. Egli ha adottato il sistema di Democrito come quello che gli pareva il più atto a mettere in quiete l'animo; ma egli disprezza i progressi della scienza, soprattutto quelli dell'astronomia. Non solo egli la sprezza apertamente, ma ne ammette volontieri le spiegazioni più puerili perchè diminuiscono l'importanza dei fenomeni, li rimpiccioliscono e pertanto impediscono che lo spettacolo del cielo diventi un oggetto di spavento o di stupore. Essendo che egli non pregi che la morale, egli esclude dalle sue meditazioni tutto quanto non può servire alla tranquillità dell'animo, tutto quanto potrebbe turbare la sua indifferente quietudine. E anche qui saremmo mossi a compararlo a certi quietisti moderni i quali altresì dichiarano che spregian le scienze come inutili alla conoscenza dei nostri doveri morali, perchè inquietano la mente e la fede e tolgono l'anima dall'unica cura e pensiero della salute29.
      Se la scienza epicurea in certi punti è assai debole, in altri è solida. Essa contiene una teoria fisica, la quale non è punto da spregiare, e se ne argomenta ne' suoi inventori una singolare penetrativa. Questa teoria è un gran progresso nella scienza. I primi filosofi fisici, cercando di spiegare l'universo e l'origine della natura, avevan fatto venir tutto da un principio unico: Talete dall'acqua, Anassimene dall'aria, Eraclito dal fuoco. Altri, come Senofane, ammettevano due principj, la terra e l'acqua.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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